L’efficacia della psicoterapia e’ ormai dimostrata da decine di ricerche scientifiche che si sono susseguite dagli anni 50 ad oggi. Sono state stimate in 250 le forme di psicoterapia (Herink, 1980) apparentemente diverse tra loro, utilizzabili  per la cura  delle circa 300 categorie diagnostiche elencate dal DSM il manuale diagnostico e statistico delle malattie mentali (American Psychiatric Association, 1994).

Gli studi –raccolti in una rassegna  della rivista Psychotherapy – ci dicono che la psicoterapia è efficace per il 67% delle persone che l’ha fatta, queste persone hanno raggiunto una sensibile riduzione dei sintomi (ansia, umore depresso, relazioni instabili etc.) e un miglioramento globale della qualità della loro vita e della loro capacità di gestire situazioni che prima le mandavano in tilt. Inoltre e’ il tipo di trattamento che risulta piu’ duraturo nel tempo, protegge dalle ricadute ed ha i minori effetti collaterali.

Sulla base di quanto rilevato dalle ricerche siamo in grado di definire perche’ una psicoterapia risulta efficace.Il fulcro dell’efficacia della psicoterapia e’ rappresentato dalle caratteristiche dello psicoterapeuta (APA).

Vediamo quali sono:

1.Abilità interpersonali specifiche, che includono:
Fluenza verbale;
Percezione interpersonale;
Modulazione affettiva ed espressività;
Cordialità ed accoglienza;
Empatia;
Attenzione all’altro.

2.“Alleanza terapeutica” ossia la creazione di un legame terapeutico, basato sull’accordo condiviso degli obiettivi della terapia, sulla definizione di compiti reciproci e sulla natura del rapporto affettivo caratterizzato dal fiducia e rispetto.

3.Fornire unaspiegazione al disagio del cliente, il quale molto spesso ha bisogno di capire i propri sintomi e le proprie problematiche.

E’ importante che tale spiegazione sia:

accettabile ed accettata dal cliente: deve essere compatibile con i suoi valori, opinioni, attitudini, cultura e visione del mondo.

Adattiva: deve fornire un mezzo attraverso il quale il cliente può superare le proprie difficoltà.

La “verità scientifica” della spiegazione non è importante tanto quanto la sua accettazione da parte del cliente perché è proprio l’ accettazione che porta allo sviluppo di un lavoro collaborativo e chiaro.

4.Stilare un piano di trattamento coerente con le spiegazioni che ha fornito al cliente. In questo modo il piano di trattamento sara’ comprensibile ed avra’ un senso chiaro e riconoscibile per il cliente aumentandone la compliance(adesione del cliente al trattamento).
5.Monitorare il processo terapeutico del cliente in modo autentico ed onesto.

Il percorso deve risultare flessibile per adattarsi alle esigenze specifiche del cliente ma deve anche rimanere coerente e ben ancorato ai criteri di funzionalita’ psicoterapeutica.

Le modifiche al trattamento fanno parte di un processo di adeguamento adattivo verso la buona riuscita della terapia.

6.Non evitare le aree difficili o doloroseche emergono in terapia, al contrario utilizza questi contenuti in modo terapeutico.

E’ abbastanza consueto che il cliente cerchi di evitare il materiale psicologico “difficile”; il terapeuta deve avere la capacita’ di cogliere questi momenti come punti centrali di confronto e discussione durante la teraapia.

Sondare queste aree comporta una forte componente emotiva, il terapeuta deve essere in grado di gestire anche questo aspetto, indirizzando il processo interpersonale in maniera terapeutica.

7. Comunica speranza ed ottimismo e continua a trasmetterle durante tutto il corso della terapia. Il terapeuta nutre infatti un’onesta fiducia che il cliente raggiungerà gli obiettivi concreti condivisi nonostante si possano verificare momenti di empasse terapeutica o ricadute.

8.E’ consapevole e rispetta le caratteristiche ed il contesto del cliente.E’ cosciente del fatto che il proprio modo di esseresi relaziona con quello del cliente in una relazione biunivoca, determinando la qualita’ della relazione terapeutica.

Il terapeuta valido è consapevole del proprio processo psicologico e fa in modo di non non immette il proprio materiale nella terapia, a meno che queste azioni non siano ponderate e terapeutiche. Egli riflette sulla propria reazione al cliente (controtransfert) avendo chiaro quando questa dipende da ciò che viene portato effettivamente da quest’ultimo o se invece dipende da alcune dinamiche proprie non ancora risolte.

9.E’ aggiornato suidati forniti dallaricerca, inerenti la psicopatologia e i trattamenti di elezione. Tiene in considerazione le relazioni che potrebbero intercorrere tra quadro psicopatologico e le basi biologichesociali e psicologiche del disturbo.
10.Si forma continuamente e porta avanti un percorso di supervisionefeedback sul progresso dei clienti. Il confronto con altri professionisti e’ centrale per la crescita professionale, ma soprattutto per monitorare il progresso della terapia. Attuare strategie modificative nel processo terapeutico necessita di verifiche e valutazioni concrete monitorate da un supervisore.